Ormai siamo al settimo anno, e neanche il mal di schiena riesce a fermare i nostri Cavalieri della Birra!
Anzi, nell’anno in cui Monaco festeggia i 200 anni dalla prima Oktoberfest, rientra in squadra il 4 volte “campione di birra” Barakkardillo. Rientro festeggiato con la realizzazione della divisa ufficiale, con tanto di nomi e numeri.
Il quartetto stellare e pluridecorato è dunque composto da Nisca (quest’anno soprannominato Ernia), Beppe (il Gran Maestro), Bruno (il nostro presidentissimo Barakkardillo) e Emore (segna per noi) Magni. Ce n’è abbastanza per far accapponare la pelle e far tremare Monaco.
La grande novità di quest’anno È la sistemazione, in pieno centro, in quella che noi credevamo essere l’anonima Müllerstrasse. Siamo al sesto piano di un palazzo senza ascensore e condividiamo un appartamento con una sudafricana, due tedesche e un tedesco. Il tutto condito dalla stravagante invadenza dei padroni di casa Stephen e Tracy, una coppia di Americani trasferiti in Baviera, entrambi di fuori come i terrazzi.
Il sabato pomeriggio è decisamente po’ piovoso, ma questo non ci impedisce di farci i primi nuovi amici, tra polacche, berlinesi, olandesi; ai quali Nisca insegna ALE’ ALE’ BABACAR ALE’, VOGLIO AVERE I CAXXO COME TE, ALE’ ALE’.
Ma arriva la sera e ormai zuppi puntiamo dcecisamente uno stand. Un magheggio e siamo dentro l’Ochsenbraterei dove la birra e i canti scorrono via con un ritmo incalzante. E’ il paradiso che attendevamo da un anno, Barakkardillo è emozionatissimo per il rientro e dà tutto se stesso. A fine partita ha i crampi, weekend con il morto per lui!
Come nella migliore tradizione monacese, la domenica mattina è dedicata alla visita in centro, riscaldati da un pallido sole. Quest’anno rinunciamo al pellegrinaggio allo Sbranaimer, e ci ristoriamo all’Augustiner Keller all’interno delle favolose cantine che un tempo ospitavano la birra durante la sua fermentazione. E’ solo la quiete prima della tempesta…
Tempesta che inizia non appena tornati al Wies’n, all’interno della tenda della Paulaner, il mitico Winzerer Fàhndl”. Il narratore, è un difensore della libertà di stampa, ma il rispetto per la privacy dei Cavalieri della Birra mi spinge a coprire i volti affinché non si riconoscano i protagonisti dell’angosciante avventura. E’ un falso paradiso, l’inferno rovesciato, perché ti lascia assaporare la felicità, ma ti fa capire che non l’afferrerai mai.
Non potete immaginare la sofferenza…
L’ultimo giorno lo dedichiamo alla più classica delle tende: Hacker Festzelt. La musica rock, unita ai più grandi successi tedeschi e bavaresi di tutti i tempi, ci accompagnano nell’atto finale del nostro giro nel mondo dei morti resuscitati. Cantiamo a squarciagola qualunque canzone, Das Geht Ab e So Ein Schoener Tag innanzitutto. I nuovi miti hanno rimpiazzato i vecchi, e ormai Hey Baby e Country Roads sono solo un ricordo. In ogni caso ci sono gli ever-green, Viva Colonia e Schickeria che il pubblico invoca come canti tribali, propiziatori per chi sa quale rito!
Inferno da cui improvvisamente e inspiegamilmente Virgilio ci caccia fuori: « Devo chiamare la polizia? » ci intima, quando espulsi dalla porta rientriamo dalla finestra! Ma come dar torto ai due Cavalieri ingiustamente espulsi dal torneo nel momento in cui questo raggiungeva il suo climax? I fedeli seguaci sono fuori dal tempio nel momento in cui si compie il sacrificio di Ifigenia. Non potete immaginare la sofferenza…
A questo punto resterebbe da chiarire meglio che cosa fosse Müllerstrasse, come per 3 giorni ci siamo mossi a chiappe strette e spalle al muro, come i nostri coinquilini e padroni di casa ci abbiano imbarazzato e come noi li abbiamo a loro volta imbarazzati, ma preferisco ricordare che siamo anche uomini di cultura e che abbiamo trovato il tempo di visitare il museo della scienza.
Tranquilli cari Cavalieri della Birra, queste foto siete gli unici a vederle!