Il bis mondiale arriva senza emozioni. Il tedesco vince tutto e già a fine estate ha l’iride in tasca.
Un Hakkinen ormai svanito con lo sguardo e la mente rivolti altrove non lo può impensierire, mentre l’altra freccia d’argento, afflitta da troppi problemi tra competitività e affidabilità regala a Coulthard solo amarezze.
Insomma Schumacher è il campione del nuovo millennio, ragguinge e sorpassa Prost nel numero di vittorie e punta dritto, con una macchina nettamente superiore, al record di Fangio. La Ferrari sbaglia poco, lui pochissimo; sa ben dosare il suo piede pesante ed evita gli eccessi di zelo che a volte lo avevano caratterizzato nelle passate stagioni.
Una bocciatura invece per Barrichello, rimandato a settembre l’anno scorso, ma visibilmente ancora impreparato. Alcune gare buie a centro-stagione e una sfiga pari solamente a quella di Paperino lo relegano alla figura di gregario. E poco importano i numerosi punti conquistati in classifica, perché spesso ottenuti con prestazioni opache e raggiungendo solo posizioni di rincalzo.
Altro discorso per il duo della Williams, giovane e competitivo che si è messo in luce per grinta e coraggio. Se per Schumacher junior si tratta di una conferma dopo le buone cose fatte vedere nella passata stagione, Montoya è una primizia subito matura che si è fatta strada a gomitate senza mai lamentarsi della malasorte o degli avversari.
Il riferimento è chiaramente a Trulli, in perenne guerra con una presunta malasorte e penalizzato, a suo dire, da una Jordan inaffidabile. Non posso dimenticare quando a metà stagione, in un’intervista del sabato ai giornali, lamentando la scarsa considerazione di cui godeva si dichiarava un pilota da Mclaren e poi il giorno dopo sfasciava la macchina alla prima curva!
Saluti quindi ad Hakkinen che lascia la Formula 1 e un imbocca al lupo a Raikkonen che lo sostituirà in Mclaren. Certe scelte coraggiose in Ferrari non si sanno fare; con un minimo di tempismo l’avremmo potuto prendere noi, sbarazzandoci di Barrichello e assicurandoci per il futuro e il dopo-Schumacher.