13 Agosto 2010
Prendo un giorno di ferie per andare al mare, ma piove; che faccio?
Bene, vado a passeggiare sulle Apuane. Così alle 8 in punto, accompagnato da una fitta pioggia (che a Ponte a Moriano diventa quasi tempesta) parto alla volta di Fornovolasco.
Arrivato In paese, faccio colazione nel bar/rifugio e alle 10.05 parto, imboccando il sentiero 130 con destinazione Foce di Valli.
C’è ancora un po’ di pioggia, quindi mi muovo sorreggendo un ombrellino, l’unico escursionista al mondo con un ombrello.
Ma dopo 20 minuti la pioggia cessa e in men che non si dica mi ritrovo a destinazione (Foce di Valli) dimezzando i tempi di percorrenza della segnaletica CAI.
Panorama favoloso: a sinistra il lago di Massaciuccoli, davanti Viareggio a destra il Forte.
La mia passeggiata dovrebbe finire lì, ma con il tempo che si sta rimettendo e visto che sono appena le 9.20, proseguo verso la Foce di Mosceta (sentiero 125), l’obiettivo é raggiungere la cima della Pania della Croce.
Il sentiero si fa ben presto impegnativoe son costretto ad abbandonare le scarpe da ginnastica per gli scarponi da trekking fino a quel momento riposti nello zaino. Superati con sollievo un paio di tratti “inadeguati” (vedi nota), arrivo in poco meno di un’ora alla Foce di Mosceta, dove ho un attimo di smarrimento complice forse la stanchezza.
Mi domando dove io sia, che cosa possa essere quella casa rossa sullo sfondo (Rifugio del Freo) e da che parte sia la Pania della Croce.
Ma del resto, non sono certo un escursionista provetto! Per fortuna ci pensano però 4 esploratori (padre con 3 figli) a rimettermi in carreggiata e così inizio l’ascesa (sentiero 126) verso l’agognata cima.
Il sole a questo punto accompagna la lunga salita tra le rocce, arida e solitaria se non fosse per qualche stambecco (o capriolo, chissà?) che mi precede e fugge mentre avanzo.
Il mio passo da sherpa, ben sostenuto dai carrarmati che ho ai piedi, mi conduce in poco più di un’ora incima alla Croce (raggiunta alle 13.30) e qui, ammirando il panorama ancora un po’ nuvolo e nebbioso, mangio una scarna focaccina.
Lascio alle foto descrivere il panorama, ché non sono un poeta!
Quindi si riparte all’indietro, stessa strada, tutta di corsa senza neanche una pausa: il ritorno si segnala solamente per una decina di capitomboli (di culo, di testa, di gambe, nei rovi…) e per aver sbagliato strada un paio di volte. Ma grazie alla regola “se non vedi indicazioni CAI per più di 100 metri torna subito indietro!”, evito di perdermi e alle 4 e mezzo sono di nuovo a Fornovolasco.
Cinque minuti di riposo e monto in macchina direzione Gallicano, da cui poi riprendo la strada statale, verso Viareggio dove il mare e il bel tempo (forse) mi attendono.
NOTA – AGGIORNAMENTO 2021: il sentiero 125, in alcuni tratti molto pericoloso, è stato da qualche anno attrezzato con delle funi di acciaio che fungono da corrimano e forniscono un comodo appiglio per trovare equilibrio e appoggio. L’ho infatti ripercorso nel 2018 in completa sicurezza e ho ripensato, rabbrividendo, a quei rischi che mi presi nel 2010…